Sono sufficienti due tamburi (Djembe) e la presenza in sala di due valenti percussionisti: Benjamin, camerunense, e Suma, guineano, per una performance che diventa pratica d’estasi in una dimensione misterica, dove musica, danza e teatralità si fondono. Sarà l’ebbrezza della musica che porta fuori in un’altra dimensione, che fa uscire dalla quotidianità per sfuggire alla normalità. Un richiamo troppo forte per rinunciare al fascino del ritmo e del coinvolgimento nella danza che ha forti riferimenti simbolici legati al sacro e ai principali eventi della vita individuale e sociale.